mercoledì 28 febbraio 2007

post 2: il coach sportivo all'interno della società


All'interno di una società sportiva, come coach sportivo, lavoro a stretto contatto con l'allenatore ed i giocatori, di qualsiasi categoria e fascia d'età. In questo caso, potete capire come la figura del coach sportivo sia inserita nel "campo" e non nello staff medico. Ci sono infatti differenze sostanziali tra il psicopedagogista, psicologo dello sport ed il coach sportivo. In primo luogo, non mi occupo di patologie o disturbi che devono essere curati con la medicina, la competenza, in questi casi, è delle prime due figure. Il coaching è un processo motivazionale, non una terapia.
Mental training, focalizzazione su obiettivi, miglioramento della performance, identificazione dei valori, sono punti centrali che affronto con i giocatori. Ogni intervento varia comunque in base ai singoli soggetti ed alla loro età.
Con l'allenatore si crea un rapporto stretto di collaborazione, ognuno nel proprio ambito di competenza. Agli allenatori fornisco anche stimoli per una comunicazione di qualità con i loro allievi. E qui facciamo riferimento alla comunicazione interpersonale, cioè alla comunicazione tra più interlocutori.
"Coach", in inglese significa "carrozza", ed ecco svelta la mia funzione: fare da "mezzo" per raggiungere i risultati desiderati, per trasportare da uno stato presente (iniziale) a quello futuro (desiderato).
Nei prossimi post troverete altre informazioni importanti su come lavoro, sulla Pnl e su come è una mia giornata tipo.
Se avete curiosità, suggerimenti, domande e idee, contattatemi... sarò felice di rispondervi!

martedì 27 febbraio 2007

post 1: chi è il coach sportivo


Cari lettori, dalle tante mail ricevute, è emersa una sana curiosità sul ruolo del coach sportivo in ambito calcistico. E' per questo che cercherò di fornire alcune indicazioni in più con vari post.
Il coach sportivo, a supporto delle società sportive in genere, è nato dagli anni '70. Allora, viene da chiedersi: come mai non ne abbiamo mai sentito parlare? La risposta è abbastanza semplice: questa figura si è tenuta sempre nascosta, per una società sportiva era quasi un segreto avere qualcuno che provvedesse alla preparazione mentale degli sportivi. Oggi, per fortuna, non è più così, ed anche in Italia, si è capito quanto sia determinante la preparazione mentale nella prestazione sportiva.
L'allenamento del sistema mente-corpo, emozioni dell'atleta, viene definito Mental Training. La British Psychological Society, nel 2004, ha condotto una ricerca volta a definire l'incidenza della preparazione mentale nelle prestazioni sportive. Il risultato? Una buona preparazione mentale contribuisce ad elevare la performance fino al 57%.

lunedì 26 febbraio 2007

come capire il grado di comunicazione


Nel post del 23 febbraio, abbiamo affrontato il tema di "ascoltare... ma cosa?". Se non l'hai ancora letto, ti consiglio di farlo, così potrai seguire con più facilità questo post.

Ritorniamo all'esempio fatto: un nostro ragazzo ci dice "Mister, questa partita la perderemo". Con questa affermazione, il ragazzo può voler comunicare (ecco i 4 gradi) il fatto in sè, un significato (è la nostra squadra che perderà la partita), le emozioni (ho paura di giocare), o la sua intenzione (non voglio giocare).

Certo è, che dobbiamo capire la sua comunicazione e comprendere il messaggio sulla base non di una nostra libera interpretazione ma sul senso attribuito dal ragazzo a quel messaggio.

Ascoltare e capire, significa allora cercare di entrare in empatia con il ragazzo. Lo possiamo fare domandando, per esempio, hai detto...? ho capito bene? perchè? come? Cosa significa per te perdere una partita? come ti fa sentire questa situazione? Mi sembra che tu ti senta impaurito... perplesso... Cosa vuoi che accada? come posso aiutarti in questa situazione?

Con queste domande, che certamente devono essere sincere, volte cioè a voler capire veramente il messaggio del ragazzo, riusciremo a comprendere e definire ciò che il ragazzo vuole ottenere. Forse voleva ottenere un maggior dialogo, forse voleva sentirsi confortato, forse voleva attenzione.
Vi auguro una settimana emozionante!

domenica 25 febbraio 2007

buona domenica!


Auguro a tutti una domenica positiva e... divertitevi!

sabato 24 febbraio 2007

Real Marcianise: la strategia


Cari lettori del blog, avrete notato sicuramente dal post "questione anche di dirigenti" il "caso" Real Marcianise. Mi sono arrivate tante e-mail che mi sostengono ad attivarmi in questa avventura, anche per la curiosità di sapere come lavoro. Bene! Ho anche promesso ai tifosi del Real il mio aiuto pubblico da coach sportivo.
Ragazzi!!! io sono pronta! L'ultimo post di Gialloverde mi sollecita sul tempo... beh! la rapidità d'azione è il mio forte! Durante la notte, con la mia agenzia, abbiamo studiato una soluzione, un percorso che può portare a dei risultati. La strategia c'è! Sostanzialmente, quello che propongo è iniziare un percorso di personal coach, e non essendo io a Marcianise è un percorso che vorrei fare proprio con voi tifosi. Ma siete pronti a tutto? E' un compito estremamente importante quello che ci stiamo assumendo e vi ricordo che la strategia è pubblica, dobbiamo essere bravissimi e dare un esempio positivo! Senza il vostro aiuto in questa fase non posso far niente, quindi conto su di voi. All'interno di questo post, nei commenti, vi indicherò la strategia... a voi la palla!

venerdì 23 febbraio 2007

ascoltare... ma cosa?


Se vogliamo instaurare una comunicazione efficace con i nostri interlocutori, abbiamo capito che bisogna prestare più attenzione nell'ascoltare che non nel parlare. La funzione primaria dell'ascolto è quella di ricevere un feedback, di avere una chiara conoscenza dell'altro. Per un allenatore, l'altro è ovviamente il suo gruppo, la sua squadra.
Ma cosa dobbiamo ascoltare? Semplicemente le parole che ci vengono dette? No! Sarebbe riduttivo ed il processo di comunicazione sarebbe vanificato. Premesso che ognuno di noi comunica con 3 livelli, il verbale, il para verbale ed il non verbale, nel momento in cui viene detta una frase (o parola) si toccano 4 gradi di comunicazione: 1. si comunica dei FATTI; 2. si comunica dei SIGNIFICATI; 3. si comunicano EMOZIONI o stati d'animo; 4. si comunica delle INTENZIONI.
Facciamo un esempio concreto ed anche estremo. Siete un allenatore ed un vostro ragazzo vi dice: "Mister, questa partita la perderemo". A secondo del modo in cui viene comunicata questa frase può significare: 1. il fatto in sé, il dato; 2. è la nostra squadra che perderà la partita; 3. paura; 4. aiuto! non voglio giocare.
A questo punto, cosa è importante fare? Capire quale significato e quale comunicazione indiretta il ragazzo vuol farci passare. Abbiamo infatti visto che i 4 gradi di comunicazione sono tra di loro diversi, e capito il grado utilizzato dal ragazzo dovremo dare la giusta risposta.
Nei prossimi post vedremo insieme come capire il livello/grado utilizzato dall'interlocutore.
Vi auguro una giornata di "ascolto attivo"!

giovedì 22 febbraio 2007

ascoltare


Molti di noi, sono portati a parlare, parlare, parlare... per farsi capire, per essere protagonisti, per essere presenti. Eppure, la regola per una comunicazione efficace è: ascoltare. Se non conosciamo l'altro, il nostro interlocutore, la sua modalità di pensiero e di interpretazione degli eventi, come possiamo pensare di essere capiti? Facciamo un esempio: mi trovo al bar per un caffè. Vedo una persona interessante e inizio un dialogo: mi chiamo..., sono..., mi interesso di..., abito... ecc. ecc. Continuo a parlare per far sì che questa persona in poco tempo mi conosca, mi capisca... Ad un certo punto, mi dice: sorry, I speak English! ... ...
In cosa ho sbagliato? Non ho ascoltato. E questo è un grave gap, perchè mi sono precluso la strada del dialogo empatico, dove ci si mette in sintonia, dove si condivide il messaggio.
Uno dei problemi maggiori, è quando si pensa di sapere già la risposta, quindi c'è un rifiuto a priori dell'ascolto. Mi è capitato di sentir dire ad un allenatore: "ma che vuoi parlare con quel ragazzo... è fatto così! non gli interessa il calcio..."
Ma siamo proprio sicuri che le risposte su gli altri le abbiamo noi?
Nel post di domani vedremo cosa c'è da ascoltare del nostro interlocutore.

mercoledì 21 febbraio 2007

"come"


Tratto dal mio libro "Creare e gestire un team sportivo di successo - come fare!"

Ogni allenatore ha il proprio decalogo di comportamento che contrappone l’allenatore “vincente” all’allenatore “formatore”.
Il primo è visto in negativo perché è quel tipo di Mister che punta dritto solo alla vittoria, calpestando i diritti e le libertà di espressione dei piccoli, che vengono guidati come robot.
Permettimi una provocazione: premesso che sono pienamente d’accordo con il concetto che si vuol trasmettere, e faccio riferimento al rispetto dei piccoli, ma il termine “vincente” non è sbagliato per definire uno stile comportamentale errato?
Tra “formatore” e “vincente” qual è il termine che ti cattura di più?
Poi mi sono chiesta: “come mai ancora siamo fermi a dire devi essere così?... come mai ancora puntiamo l’attenzione su ciò che dobbiamo dire e non su come lo dobbiamo dire?...
All’allenatore viene detto: devi essere un formatore, devi saper comunicare con il gruppo, devi saper modulare la voce, devi catturare l’attenzione di chi ti ascolta…
Ai dirigenti vengono richieste competenze di gestione sempre più innovative, una capacità di organizzazione che esula dalla semplice voglia di fare ma necessita di conoscenze manageriali.
Sapere la normativa sportiva è indispensabile per la gestione della scuola calcio, ma poi occorrono strumenti di direzione aziendale, capacità di gestire un gruppo, di motivarlo e coinvolgerlo nel raggiungimento dei traguardi prefissati.

Abbiamo capito che “dobbiamo essere così”. Ma se “così” non lo siamo o per esserlo dobbiamo migliorare… “come” possiamo fare?
È il “come” che a noi interessa: come posso capire gli altri, come posso guidare un gruppo, come posso trasmettere le mie conoscenze, come posso organizzare strategicamente il mio lavoro, come posso modulare la mia voce, come posso catturare l’attenzione degli altri…
Il mio obiettivo è proprio questo: suggerire le regole per “come essere” e “come fare”.
maggiori informazioni su www.comunicaree.com

martedì 20 febbraio 2007

allenamento mentale



Nella trasmissione di domenica sera di "Che tempo che fa", condotta da Fabio Fazio, era ospite Alex Del Piero. Ha raccontato diverse cose, esperienze, ecc. C'è un particolare che non può essere sfuggito agli esperti di comunicazione e pnl: il racconto dell'allenamento mentale. Certo, Alex non ha usato questo termine, ma vorrei farvi notare come la preparazione mentale sia assolutamente efficace per raggiungere risultati. Cosa faceva Alex da piccolo? Ha raccontato, divertendo tutto il pubblico, di posizionare un divano al centro della stanza, e dietro una sedia che aveva la funzione di fare da porta. Alex si sistemava davanti al divano e, con una palla di gommapiuma (e per fortuna!) era pronto a raggiungere il suo obiettivo: superare la barriera (che era il divano) e segnare il goal proprio sotto alla sedia. Contemporaneamente, faceva la telecronaca dell'evento, come fosse una voce esterna che narrava tutti i suoi gesti fino a dire "goallll! Alex Del Piero ha segnato il goal!". Questa sua seconda strategia serviva chiaramente ad automotivarsi, a caricarsi. E pensate, diceva di aver fatto goal anche quando non era vero.
Certo, Alex non stava facendo un normale allenamento ma un allenamento speciale: quello mentale. Nei prossimi post vi svelerò alcuni segreti di questa forma di allenamento, intanto Buon Carnevale! ... chissà! forse qualcuno si vestirà da Alex Del Piero!

lunedì 19 febbraio 2007

questione anche di dirigenti!



Nella trasmissione televisiva "Quelli che il calcio", Candido Cannavò, parlando della violenza nel calcio, ha posto una questione, secondo me da non trascurare: i dirigenti sportivi. Cannavò ha lamentato una scarsa cultura e capacità dirigenziale di chi è al vertice di una società calcistica. Personalmente mi è capitato di riscontare una simile realtà, e credo che ci sia bisogno di una maggiore formazione. E voi, cosa ne pensate? Quali esperienze avete in merito? Vi auguro una settimana di pensiero positivo! Solidea

domenica 18 febbraio 2007

Buona domenica



Dopo sei giorni di lavoro... ci vuole una pausa! Ognuno si rilassa come meglio crede: guardando la tv, girando per centri commerciali, pranzando in famiglia, guardando le partite o seguendo lo sport preferito... Il riposo è sacrosanto, e allora: buona "pigrizia" a tutti!

sabato 17 febbraio 2007

Tought day? Think positive!


un esempio visivo di pensiero positivo!
p.s.: Vi ringrazio di cuore per tutte le splendide mail che mi inviate! Auguro a tutti un sereno sabato! Solidea

venerdì 16 febbraio 2007

etica emozionale



Mi piace definirla così: etica emozionale! Nello sport coaching, facciamo riferimento al Mental Training, cioè allenamento mentale per gestire gli stati d'animo. Le emozioni sono l'essenza della nostra vita, senza saremo tutti dei bicchieri vuoti... le emozioni ci fanno vibrare, ci danno la carica, possono farci toccare la felicità o... possono limitarci! Si! perchè tutti sappiamo che ci sono emozioni positive ed emozioni negative. Chissà poi, per quale strano mistero, tutti ricordiamo solo quelle negative...

Non siamo immuni dalle emozioni, mai: ci emozioniamo davanti ad un film, sorridiamo davanti ad una scena comica e, per entrare nel campo da gioco, esultiamo quando la nostra squadra segna un goal, saltiamo ad un metro da terra (che se ce lo chiedessero fuori dal quel contesto e momento, non ne saremo capaci!)...

Gli Istruttori/allenatori, sanno anche però, che, durante una partita, si sperimentano stati d'animo improduttivi. Quando? Quando riprendiamo in modo scorretto, per la foga del momento, i nostri allievi, quando utilizziamo la nostra gestualità per una comunicazione negativa (pugni alla panchina, calci al primo pallone che ci capita davanti) e quando rivolgiamo frasi pesanti all'avversario o all'arbitro.

Cosa ci succede in quel preciso momento? Non sembriamo più noi, siamo capaci di qualunque gesto, siamo trasformati... abbiamo perso il controllo delle nostre emozioni! Siamo come l'immagine che vedi in alto a sinistra: preoccupati, arrabbiati, delusi, disperati, confusi.

Quale vantaggio ne ricaviamo? E' davvero difficile trovarne uno!



Come possiamo gestire le nostre emozioni?

Ecco i punti salienti:

1. sapere che il controllo emozionale è sotto il nostro potere: possiamo dirigere la nostra mente.

2. fare un elenco delle emozioni che si provano durante una partita. Quali sono? Sono più le negative o le positive?

3. scegliere di cambiare! Significa decidere di abbandonare modelli di comportamento e emozioni che ci limitano. Fai attenzione, non basta dire "da adesso cambio!". Ci vuole consapevolezza, sicurezza, voglia e motivazione per affrontare un cambiamento.

4. Trova le motivazioni per cui dovresti cambiare. Per farlo, poniti questa domanda: a cosa vado incontro se non modifico questi stati d'animo? Prova a pensare a come ti vede il tuo gruppo, a quali messaggi gli trasmetti, e questo è molto importante! Cosa vogliamo insegnare ai nostri atleti, quale esempio vogliamo fornire? L'allenatore è un leader, e il leader è quello che dà l'esempio, non che fa l'eroe...

giovedì 15 febbraio 2007

Team work



Uno dei miei argomenti preferiti, in materia di comunicazione, è il team work (lavoro di squadra). Soprattutto in ambito sportivo, mi son trovata ad "insegnare" le regole per gestire e motivare un gruppo. Mi sono sempre sorpresa di come gli allenatori, nell'educare i ragazzi al calcio, pongano sempre l'accento sul fatto che una partita è un "lavoro di squadra". Quindi, e giustamente, al ragazzo che tende ad una prestazione individuale, egocentrica, si ricorda che i giocatori sono 11. Tutti devono contribuire e la regola prevalente è aiutarsi, "fare squadra". Principi giustissimi, più che validi.
In un recente corso, un allenatore mi ha detto: ho un gruppo affiatato però ci sono 2 ragazzi con una personalità ingestibile, sbagliata, che vanificano sempre il lavoro fatto con gli altri. La prima regola del team work, cioè fare squadra, vale anche per allenatore. Sappiamo che le conoscenze e competenze sportive (tecnica, tattica, ecc.) da sole non bastano per gestire un gruppo. L'allenatore deve saper comunicare, motivare, coinvolgere il gruppo che guida. Se è vero che l'allenatore è un leader è vero anche che deve conoscere la modalità di formazione e valorizzazione, prima, del singolo individuo, e poi, del gruppo/squadra.
Ognuno di noi ha una sua personalità che, senza entrare nella definizione tecnica, si riassume con: ognuno di noi ha un suo unico modo di reagire alle diverse situazioni ambientali. Tra queste anche la forma di comunicazione verbale, para verbale e non verbale dell'allenatore.
L'istruttore, nel guidare un gruppo, dà e riceve una continua serie di comunicazioni, che sono in continua evoluzione e non si fermano mai, anzi si autoalimentano.
Morale della favola: dal gruppo non va escluso nessuno; è necessaria una comunicazione flessibile, gestita di volta in volta a seconda della personalità che ci si presenta.

mercoledì 14 febbraio 2007

Free Hugs!

Cari amici, questa mattina il post rappresenta un passaparola. Ho preso spunto da una strategia proposta da Daniele Tombolini (ex arbitro di serie A... il Tombo, per capirci!). A fronte di soluzioni di estremi divieti, pene più severe, recinzioni e gabbie per tifosi... FREE HUGS (abbracci gratis!). Sarebbe bello vedere negli stadi un cartello come questo e sarebbe un grandissimo messaggio! Tifosi di tutta Italia: unitevi all'iniziativa e passate parola!

martedì 13 febbraio 2007

arbitri e affini in rete!


"arbitro: ti odio e ti amo" e... finalmente siamo più vicini!"
Grandiosa l'idea del Tombo di aprire un blog dove possono postare gli arbitri (e affini, come li definisce lui!). Qualche settimana fa, in un incontro con le Istituzioni del mondo arbitrale, ho sostenuto con forza la mia convinzione circa la necessità di rendere meno "lontana" questa figura. Abbiamo dei chiari ostacoli di comunicazione con gli arbitri, in senso generale. Ammettiamolo: non riusciamo a capirli, e peggio ancora abbiamo dei pregiudizi (idee precostitutite) che tendono sempre di più ad allontanarci. E' soltanto il dialogo che può migliorare un rapporto, la reciproca conoscenza. Il mondo arbitrale, sino ad oggi, è rimasto un po' troppo blindato nel suo circuito. Aprirsi non significa perdere l'autorità o il potere di essere giudice indiscusso della gara. C'è molto da lavorare in questo senso, però è già un successo l'apertura di questo blog: http://danieletombolini.com/arbitriincorner/ Bravo Tombo!

lunedì 12 febbraio 2007

c'è ancora un po' di nebbia in campo!




1) fischi, dalla curva sud dell'Olimpico, per "1 minuto di silenzio";
2) 4 ultras interisti arrestati;
3) a Bergamo, i tifosi dell'Atalanta, lanciano un petardo nel campo chiuso al pubblico;
4) rissa a Baronissi tra dirigenti dell'eccellenza.
Questo è quanto trasmesso dalle Tv nazionali, come risultato concreto di un turno di fermo del calcio italiano.
E nelle vostre realtà sportive cosa è successo? quale cambiamento si è generato?
Personalmente devo ringraziare pubblicamente quanti lavorano al mio fianco. Hanno dimostrato una correttazza assoluta delle regole ed un doveroso rispetto verso gli avversari. Non che prima non lo facessero ma si è accentuato un senso di responsabilità maggiore, soprattutto nei confronti dei giovani calciatori. Certo... ci vuole un pugno di ferro per isolare i soliti ......... !
Buona settimana! Solidea

domenica 11 febbraio 2007

Turn around


Da ieri sono ricominciati i campionati di calcio. Una settimana di stop ci è servito per riflettere? Sia che lavoriamo in club professionistici che dilettantistici, ognuno di noi può dare il suo contributo per rendere migliore il calcio, e soprattutto per far sì che per i più piccoli sia un vero divertimento. Iniziamo a darci da fare, ad agire, a migliorare partendo dalle piccole cose... TURN AROUND, guardiamoci intorno: c'è tanto da fare! Diamo l'esempio!
Vi auguro una splendida domenica ed un buon ascolto di questo video musicale! Solidea
P.S. Vi aspetto domani con le nostre riflessioni su quanto sia cambiato nel calcio, a tutti i livelli.

sabato 10 febbraio 2007

fisiologia e postura influenzano i nostri stati d'animo!


Per corrugare la fronte si mettono in movimento ben 65 muscoli.
Per sorridere solo 19.
Allora almeno per economia... SORRIDI!

venerdì 9 febbraio 2007

Motivazione: il nostro atteggiamento


Tra le tante e-mail che ricevo quotidianamente, ce ne sono alcune che mi chiedono di svelare "i segreti" del mio lavoro come formatore-motivatore. Con molto piacere accetto questa richiesta!
In ambito motivazionale, sia per il management delle aziende, sia nelle squadre di calcio, che con singoli individui, il punto da cui partire è l'atteggiamento. Non riusciremo mai a motivare una persona se il suo atteggiamento non è quello produttivo. Ognuno di noi ha un atteggiamento, che corrisponde al modo di vedere, pensare, sentire, definire, verso se stessi, in primo luogo, e verso gli altri e l'ambiente circostante, in secondo. Per motivare, e motivarsi, è necessario pertanto analizzare il grado di autostima verso la propria persona. Stimarsi non significa vantarsi... ma saper riconoscere i propri punti di forza, ed amplificarli, e i propri punti di debolezza. In generale non abbiamo limiti se non quelli imposti da noi stessi! Quando ci capita di dire "no, questa impresa per me è impossibile... non sono in grado...", perchè lo diciamo? In base alla mia esperienza, vi posso suggerire questa risposta: etichettiamo come "difficile" tutto ciò che non abbiamo mai fatto! Ecco, allora, il secondo versante dell'atteggiamento: verso il mondo esterno. Ci sono persone che guadrano accadere le cose... altre si domandano perchè siano accadute... ed altre lavorano per farle accadere! C'è differenza tra le 3 tipologie di persone? Chi, tra le 3, riuscirà ad ottenere risultati?
Vi lascio riflettere con questa citazione di G.B. Shaw: " Le persone che progrediscono nella vita sono coloro che si danno da fare per trovare le circostanze che vogliono e, se non le trovano, le creano!"
un abbraccio, Solidea

giovedì 8 febbraio 2007

Management sportivo: la sfida continua!




In questi giorni, mi sono trovata spesso a discutere sul management sportivo. Le riflessioni che sono emerse dal gruppo di lavoro sono abbastanza singolari. Da un lato, ci sono aziende che ne hanno fatto un grosso business. Molto in voga i corsi per direttori sportivi, dirigenti di "top management"... (... tra le altre cose... vi sfido a parteciparvi! Avete visto quali sono i requisiti per l'accesso?!). Dall'altro, ci sono le società sportive, che utilizzano figure non ancora professionali, e questo si verifica sia in società dilettantistiche che professionistiche. Ci mancherebbe! il loro lavoro è indispensabile ma non quando si tratta di management vero!
Management significa organizzazione, condivisione, visione, programmazione, strategia, flessibilità, immagine integrata, risultato. Per tutto questo sono indispensabili il piano marketing ed il piano di comunicazione (nei prossimi post parleremo in modo approfondito anche di questi strumenti)... Quante sono le società che li utilizzano?
Vi auguro un buon management della vostra giornata! Solidea

mercoledì 7 febbraio 2007

le regole per il successo!






Cari Amici, in questo breve video, troverete descritte le 5 regole per raggiungere il successo. Il successo non è un traguardo definito ma un processo in continua evoluzione. Se vi siete posti degli obiettivi e li avete raggiunti, dovete subito identificarne altri. Vi accorgerete, ad una prima visione, di quanto siano semplici queste regole. Riguardate il video, provate a fare un'analisi approfondita e vi accorgerete, invece, di quanto sia difficile mettere in atto in realtà qualcosa di semplice! Programmatevi per il successo! Vi auguro una splendida giornata! Solidea

martedì 6 febbraio 2007

finalmente siamo alle responsabilità!


Proprio ieri, abbiamo affrontato il tema della responsabilità all'interno di una società di calcio. Le responsabilità sono distribuite tra tante figure/persone che fanno parte di una struttura sportiva. Tra queste ci sono gli allenatori, i dirigenti, i custodi, ed i genitori. Finalmente ci siamo arrivati! Sia "Porta a Porta" che "Matrix", con ospiti diversi, hanno toccato questo tasto. Le società dilettantistiche devono capire che non sono spettatrici di un' insieme di regole che stanno per cambiare, sono invece le protagoniste assolute. Quel tasto è di un pianoforte che ci appartiene, a volte un po' scordato, con suoni sgradevoli che dobbiamo armonizzare! Ieri, ho ricevuto una mail di un allenatore che stimo molto, un allenatore d'avanguardia, uno di quelli che lavorano con la dolcezza, con alti valori e che lasciano libertà di espressione ai piccoli. Mi ha chiesto un consiglio su un'iniziativa che ha cercato di portare avanti. Partendo dal presupposto che i Comunicati Ufficiali della Figc, a livello Provinciale, siano indice di una "guerra sociale" quando riportano "ammenda a carico della società XXX per comportamento ingiurioso verso l'arbitro, ecc...", questo allenatore ha deciso di stilare un Vademecum comportamentale per i ragazzi in fase di gara. Un Vademecum che non rimanesse carta scritta ma che fosse condiviso da tutti. Ha così convocato una riunione con i genitori e dirigenti della società (alcuni genitori/dirigenti) per esporre l'iniziativa. BOCCIATA, motivata con un "i ragazzi sarebbero stati troppo legati in campo". Questo allenatore parla del progetto come "il mio impegno, la mia esperienza, il mio fallimento". E' stato definito come "l'uomo che crede alle favole"...
Lo so che non ci sono parole per descrivere questo fatto... vogliamo il bene per i ragazzi e proprio i genitori ci ostacolano. Questione di testa, di convinzioni e comportamenti radicati, di paura del cambiamento, di aspettative nel voler vedere nel proprio figlio il CAMPIONE. Mi domando: il campione, quello con la C maiuscola, è quello che non rispetta le regole? E' quello senza educazione? Boh!?
Questi freni ci sono, è un dato di fatto. Noi però dobbiamo andare avanti... c'è chi si è fatto mettere in croce per i Suoi principi... Personalmente, fossi stata l'allenatore, non avrei convocato in primo luogo i genitori, avrei invece realizzato con i ragazzi il Vademecum (magari a piccoli passi, con l'inserimento di piccoli gesti). In questo modo, i genitori avrebbero visto in concreto il miglioramento comportamentale dei propri figli, di riflesso, avrebbero adeguato il proprio comportamento, ed avrebbero accettato il cambiamento senza nemmeno accorgersi, in maniera graduale. Ricordiamoci: se abbiamo un sogno, un'idea nella quale crediamo veramente, dobbiamo lottare per essa ed essere flessibili nelle nostre strategie! Allenatore d'avanguardia: VAI AVANTI! Firmato: "La donna che crede nelle favole!"

lunedì 5 febbraio 2007

in attesa di una decisione...



Cari lettori, in attesa di una precisa decisione delle Istituzioni del calcio e della politica, sugli ultimi tremendi avvenimenti a Catania, cosa possiamo fare?

In due giorni abbiamo sentito un'infinità di pareri provenienti da esperti di calcio e presunti tali. Tutte le trasmissioni televisive di sport hanno discusso il tema della violenza negli stadi. Qualcuno ha cercato di attribuire colpe limitate ad alcuni soggetti: colpa delle società di calcio, colpa degli ultras, colpa di giovani irrequieti che trovano sfogo nei campi da pallone. Il calcio è malato... così non si può andare avanti... è l'unico sport nel quale si vedono certe violenze... Sapete la mia posizione in merito: c'è del marcio ma c'è anche del sano, sia nel calcio che in altri ambienti sportivi. Ci siamo dimenticati i casi di doping nel ciclismo? Nell' ultima gara di basket, disputata dalla squadra della mia città, ci son uscite le botte... Generalizzare non serve a nulla, così come fare i "falsi" moralisti. Ieri, leggendo i giornali, ho trovato alcuni pareri di personaggi dello sport. Mi ha colpito l'affermazione di un Presidente che diceva: "sono fatti vergognosi e vanno puniti". E sono daccordo su tutti i fronti. Però mi son detta: come mai questo Presidente dichiara questo alla stampa? Non si ricorda quando nelle trasferte organizzava gruppi di tifosi scalmanati, pagando il viaggio ed il pranzo, e lasciando che in una gara tirassero sassi al guardialinee?

Lungi da me il fare ramanzine... spero solo che questo momento ci induca tutti, me compresa, a riflettere sul serio, a riflettere su cosa dobbiamo migliorare nel nostro lavoro, nella nostra attività a contatto con i piccoli e con i grandi. In certi casi, siamo tutti "colpevoli", e tutti possiamo fare qualcosa per migliorare il calcio. Buona settimana! Solidea

sabato 3 febbraio 2007

STOP

UNIAMOCI ALLO STOP! perchè il calcio è una sana PASSIONE
e non è nato per uccidere!

venerdì 2 febbraio 2007

Solidea

Cari lettori, quello di questa mattina è il primo video, con una mia presentazione, realizzato dallo staff che collabora insieme a me nella Comunicare. Spero vi piaccia! buona giornata! Solidea

giovedì 1 febbraio 2007

Sport coaching: rivedersi



Dalla scorsa stagione, con una squadra di "Allievi", abbiamo iniziato ad utilizzare i video per rivedere le nostre partite. Lo scopo è stato quello di voler creare un terreno favorevole alla preparazione mentale. La focalizzazione degli obiettivi, la concentrazione mentale, il risveglio delle energie positive, diventano determinanti solo dopo "essersi rivisti". Il punto chiave è quello di cui abbiamo già parlato: cambiare prospettiva. Mentre gioco una partita, posso solo pensare di essere determinato ma non ho un riscontro oggettivo, non posso vedere da fuori qual'è il mio comportamento fisico e mentale. Se siete allenatori, vi sarete accorti quanto sia facile, dall'esterno, vedere se un ragazzo "è in partita" o no. Lui però non è in grado di analizzarlo, valutarlo, o perlomeno non riesce con la stessa facilità di chi lo vede con altri occhi.

Il "rivedersi" aiuta a: monitorare la gestione dei propri livelli di comunicazione; focalizzare gli aspetti che vanno migliorati; potenziarsi. Inoltre, c'è un altro aspetto fondamentale in questa esperienza: i ragazzi rivedono il video, il loro video, insieme, e questo li unisce ancora di più. Il "rivedersi" stuzzica il proprio orgoglio e soddisfa la curiosità di sapere come ci vedono gli altri. Sbaglio, o tutti noi, la mattina, in bagno, ci guadiamo allo specchio... facciamo le faccine... sorridiamo... sgraniamo gli occhi... profilo destro e profilo sinistro... ? E poi, se facciamo una passeggiata, magari per fare shopping, ecco qua che la vetrina del negozio ci serve come specchio... e prima di guardare in basso, verso gli oggetti in mostra, guardamo un po' più in alto, di fronte a noi, dove vediamo noi stessi! Splendida giornata a tutti! Solidea